Emanuele Forte da Borgarello (blogger attivo anche a Certosa e Pavia) scrive alcune informazioni sulla grande muraglia di Trump, il confine tra Messico e Stati Uniti, uno dei temi più dibattuti a livello mondiale. E lo è ancora di più ora che sono stati diffusi dei dati precisi su come sarà il tanto discusso muro. Sono due i tipi di barriera previsti: la prima sarà sicuramente in cemento, la seconda non è ancora chiaro, ma non è escluso che sia costituita solo da telecamere, sensori e tecnologia sofisticata.
L’altezza del muro sarà di almeno 9 metri, anche se in alcuni punti potrebbe essere più basso. La struttura sarà composta in modo da rendere difficile l’uso di scale, pertiche, corde e qualsiasi altro mezzo utile al tentativo di superarla. Verrà, poi, posta particolare attenzione al sottosuolo nei pressi del muro, per timore della nota abilità dei narcos nello scavare tunnel sotterranei per trasferire droga. La Homeland Security richiede una protezione di almeno due metri di profondità anche se, a detta di molti, potrebbe non essere sufficiente.
Trump, inoltre, desidera che la facciata del muro rivolta verso gli Stati Uniti sia esteticamente piacevole e in armonia con l’ambiente circostante. Per questo motivo verrà fatta una sperimentazione nel sud della California con la presentazione di alcuni prototipi, prima di passare alla costruzione vera e propria.
Quelli sopraelencati sono tutti i criteri fissati per la gara d’appalto per la costruzione del “meraviglioso muro” che Trump regalerà al mondo, apparsi sul sito web della Customs and Border Protection, agenzia della Sicurezza Interna incaricata di sovrintendere alla costruzione della barriera, alla sua manutenzione e, eventualmente, anche alla sorveglianza.
640 è il numero di imprese interessate alle gare d’appalto, ma Trump – come ricorda lo stesso Emanuele Forte – deve ancora trovare i fondi. Non è ancora chiaro l’ammontare dei costi: il Presidente ha ipotizzato 12 miliardi di dollari (che, tra l’altro, voleva pure far sborsare ai messicani), il Congresso ne stima 15 mentre un rapporto interno all’amministrazione ne indica oltre 22.
Costi che dovranno, tra le altre cose, coprire anche i risarcimenti per gli espropri: sono già all’opera circa venti avvocati per risolvere la questione ancora irrisolta con i privati che posseggono porzioni di territorio lungo il confine. Insomma, il muro ancora non c’è, ma in molti sembrano già vederlo. Sono coloro che cercheranno a tutti i costi di superarlo: i trafficanti (cosiddetti “coyotes”), i narcos dell’intelligenza criminale e, certo non per ultimi, i poveri migranti. Articolo redatto da Emanuele Forte, imprenditore, blogger esperto dell’investimento immobiliare e delle notizie dal mondo, scritte dalle città di Pavia, Certosa, Borgarello attraverso i suoi canali.